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Paolo Fresu inaugura il 18º Festival del Cine Italiano de Madrid al Cines Callao

Foto Fresu – Vacca per WEB
Foto Fresu - Vacca per WEB

La sera del 1 dicembre presso il Cines Callao, Paolo Fresu, insieme a Pierpaolo Vacca, inaugurerà il 18º Festival del Cine Italiano de Madrid, offrendo un concerto unico: un intenso omaggio musicale al cinema italiano.
Un dialogo davvero unico in musica e certamente speciale nel segno degli strumenti ad aria e di un lirismo dagli aromi mediterranei profondi, nato dall’avventura teatrale dello spettacolo “Tango Macondo”, prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano per la regia di Giorgio Gallione, ove Fresu e Vacca, con la presenza terza di Daniele di Bonaventura al bandoneon, trasformavano in musica le oniriche avventure di un racconto fantastico.
Pierpaolo Vacca viene dalla tradizione più autentica dell’organettismo sardo ma, come testimonia il suo bellissimo disco d’esordio “Travessu”, pubblicato da Tǔk nel 2024, è capace di molto altro. Il titolo, infatti, vuol dire letteralmente “rovescio”, anche nel senso di “bastian contrario” o, ancora, come qualcosa che ribalta e rimescola.
Il senso di quel progetto è dunque quello di partire da balli, danze e, passando per riti e tradizioni della sua zona di origine, vivere l’esperienza di una musica che viene travolta e smussata dall’utilizzo dell’elettronica, proiettandosi in un mondo in cui i suoni del passato si incontrano con i suoni del presente.
Questa ricchezza, nel live-act con Fresu, trova una sorprendente facilitazione ed una rimodulazione che sorprende sistematicamente pubblico e critica.
Un concerto-sogno di grande effetto che vive di poesia, intimismo e di quelle piccole cose capaci di raccontare i colori dell’universo musicale contemporaneo.

Paolo Fresu – La banda del paese e i maggiori premi internazionali, la campagna sarda e i dischi, la scoperta del jazz e le mille collaborazioni, l’amore per le piccole cose e Parigi. Esiste davvero poca gente capace di mettere insieme un tale abbecedario di elementi e trasformarlo in un’incredibile e veloce crescita stilistica. Paolo Fresu c’è riuscito proprio in un paese come l’Italia dove – per troppo tempo – la cultura jazz era conosciuta quanto Shakespeare o le tele di Matisse, dove Louis Armstrong è stato poco più che fenomeno da baraccone di insane vetrine sanremesi e Miles Davis scoperto “nero” e bravo ben dopo gli anni di massima creatività. La “magia” sta nell’immensa naturalezza di un uomo che, come pochi altri, è riuscito a trasportare il più profondo significato della sua appunto magica terra nella più preziosa e libera delle arti. A questo punto della sua fortunata e lunga carriera, non serve più enumerare incisioni, premi ed esperienze varie che lo hanno imposto a livello internazionale e che fanno sistematicamente ed ecumenicamente amare la sua musica: dentro al suono della sua tromba c’è la linfa che ha dato lustro alla nouvelle vague del jazz europeo, la profondità di un pensiero non solo musicale, la generosità che lo vuole “naturalmente” nel posto giusto al momento giusto ma, soprattutto, l’enorme ed inesauribile passione che lo sorregge da sempre. Il presente di Paolo è – come al solito – turbinoso, degno dell’artista onnivoro e creativo che tutti riconoscono in lui. Oggi (a parte un sorprendente lato letterario che è sfociato nella pubblicazione di alcuni interessanti lavori editoriali e l’importante consegna della Laurea Honoris Causa dell’Università Bicocca di Milano in Psicologia dei processi sociali, decisionali e dei comportamenti economici) è fatto del suo storico quintetto che ha girato la boa dei tre decenni di piena collaborazione e stima reciproca, ma è anche quello del quartetto “Devil”, che riscatta a pieno merito i successi del celebrato “Angel” che impose Paolo all’attenzione europea qualche lustro fa. Crescono poi le importanti realtà contemporanee: il duo con Uri Caine, la collaborazione con Carla Bley e Steve Swallow e il fortunato incontro con Ralph Towner che ha fatto da ponte all’ingresso del nome di Paolo nell’entourage della celebrata e nobile etichetta ECM, che ha poi pubblicato il bellissimo lavoro *Mistico Mediterraneo* con Daniele Di Bonaventura e il coro polifonico corso A Filetta, sono soltanto alcune di queste. Il suo presente più attuale lo vede attivo, in ottica più esterofila, in trio con Richard Galliano e il pianista svedese Jan Lundgren (“Mare Nostrum”) e in diverse nuove avventure con nuovi importanti nomi dell’entourage jazzistico contemporaneo quali Omar Sosa, Gianluca Petrella e – ancora – Manu Katché, Eivind Aarset, Dave Douglas. Interessanti sono poi i progetti con alcuni grandi nomi del mondo letterario e teatrale italiano (Ascanio Celestini, Lella Costa, Stefano Benni, Alessandro Bergonzoni, Milena Vukotic) oltre, infine, a una nuova serie di piccole ma importanti collaborazioni con la musica “intelligente” delle frange popolari italiane. Musica per il cinema e “progetti speciali”, come il suo straordinario “a solo” teatrale che ha paralizzato 3.000 spettatori all’Auditorium di Roma o un incantato Teatro Metastasio a Prato, chiudono il cerchio insieme alla piccola, grande e folle avventura che lo ha portato a festeggiare nel 2011 i suoi 50 anni con 50 concerti, in 50 giorni consecutivi, con 50 formazioni e progetti diversi di giorno in giorno in 50 capolavori paesaggistici della sua Sardegna. E sarebbe certamente un errore dimenticare le strizzatine d’occhio verso il mondo “classico” che stanno già riservando belle sorprese con lavori ad hoc in cui possono venire coinvolti quartetti d’archi capaci di “guardare avanti” e grandi eroi dell’avantgarde music oppure, infine, il bellissimo nuovo lavoro di “promozione” che Paolo sta portando avanti nei confronti di molti giovani leoni dell’entourage jazzistico contemporaneo attraverso le possibilità offerte loro grazie alla sua nuova etichetta Tuk Music, costruita appositamente per guardare al futuro.

Pierpaolo Vacca – Nato a Ovodda, in provincia di Nuoro, nipote del noto suonatore di launeddas Beppe Cuga, inizia a studiare l’organetto all’età di 6 anni con il maestro Peppino Deiana, suonatore nativo di Sarule ma residente a Ovodda. Debutta giovanissimo nelle piazze dell’isola, in rassegne, sagre e processioni. Nel 2004 entra a far parte del gruppo folkloristico ovoddese Oleri, che accompagna tuttora. Spinto dalla forte passione per la world music, compone alcuni brani ispirati alla musica popolare irlandese e francese. Nel 2011 fonda i Folkaos, gruppo combat folk con il quale si esibisce in varie piazze e festival della Sardegna. Grazie alla collaborazione con l’associazione “Lobas” partecipa a vari festival folkloristici in Italia e all’estero. Dal 2014, insieme al chitarrista e cantante Giuseppe Muggianu, promuove il progetto “In giro per canzoni”, dedicato ai cantautori italiani. Nel 2018, invitato da Paolo Fresu al festival “Time in Jazz”, si esibisce in un concerto solistico dal titolo “Jazz e tradizione popolare tra passato e futuro”, a cura di Fabio Calzia. Il progetto è caratterizzato da uno stile molto personale con l’utilizzo di effetti elettronici inseriti nella musica tradizionale sarda. Nel giugno 2019 partecipa al progetto music@work, ideato e sviluppato dall’associazione Cherimus: in una breve permanenza a Dakar partecipa alla nascita del gruppo sardo-senegalese “Gegò Yegó”, insieme a Massimo Congiu, Francesco Medda (Arrogalla), Pape Ndiaye, Pape Ndiop e Kalsoum. Contestualmente, la formazione registra un album in cui si fondono le musiche tradizionali dell’isola con i ritmi e le melodie del Senegal in maniera originale e contemporanea. Collabora occasionalmente con numerosi artisti, tra cui Alberto Sanna, Gisella Vacca, Mauro Palmas, Francesco Fry Moneti, Modena City Ramblers, Andrea Pisu, Jullien Cartonnet. Attualmente, mentre porta in tour il suo primo album da solista, continua a collaborare con Paolo Fresu in un duo che conquista sempre più consensi ogni volta che viene presentato.

Foto @Simona Chioccia

1 dicembre alle ore 19:00
Cines Callao, Plaza de Callao 3
Ingresso gratuito con prenotazione, fino ad esaurimento dei post disponbili.
Informazioni e prenotazioni: QUI